Continuando a scrivere tragedie in due
battute, aspettavo che qualche impresario le mettesse in scena, ma nessuno
si presentava. Finché un giorno venne al teatro Margherita di Roma una
compagnia creata per rappresentare balletti e brevi scene. Il capocomico,
Piero Mazzuccato, mi chiese di rappresentare una mia tragedia in due
battute. Si trattava di scegliere. Quella delle locomotive, no per la
storia dei fischi; a quell'epoca non si sapeva ancora che gli americani
usano i fischi come applausi e purtroppo non si seppe per molti anni
ancora.
Quella dei due microbi, nemmeno, perché il pubblico, invece di binocoli,
avrebbe dovuto portare in teatro i microscopi. "La stella in imbarazzo"
avrebbero richiesto l'uso dei telescopio. "il pollo innamorato" "il pesce
un po' stupido". "L'ippopotamo". nemmeno a pensarci. Dopo lunghe
riflessioni, mi decisi per "Colazione all'aperto".
È questa una tragedia in due battute. Un povero diavolo affamato s'è
comperato due fette di salame e un panino e va a sedersi su una panchina
pubblica per godersi in pace le gioie di questo pranzetto e se lo prepara
amorosamente spaccando il panino, disponendo le fette a regola d'arte in
modo da coprire più spazio possibile e pregustando la colazione in cui ha
investito ogni suo avere. Al momento di addentarla, poiché è una persona
educata, si volge a uno sconosciuto che siede sulla stessa panchina
leggendo il giornale e gli dice, come s'usa: "Vuoi favorire?". L'altro
alza gli occhi dal giornale, vede ora per la prima volta il panino e:
"Grazie", afferra il panino e ne fa un sol boccone, mentre cala il
sipario.
L' effetto di questa tragedia è affidato molto alla lunga e meticolosa
preparazione dei panino imbottito fatta a scena muta, prima delle due
semplici battute (tre parole) a cui si riduce il dialogo. Il resto si
vede.
La compagnia inscenò; questa tragedia con ricchezza di mezzi: fece fare uno
scenario apposito, ordinò; i costumi e affidò; le parti a due fra i migliori
elementi della compagnia. Il trovarobe provvide del vero salame di ottima
qualità e un autentico panino. Venne la sera della rappresentazione.
Premetto che da una settimana Roma era tappezzata di grandi manifesti che
annunziavano: "" Teatro Margherita , - Colazione all'aperto di Achille
Campanile - novità assoluta!"
STORIA - La parola d'ordine, insomma era: tutti al Margherita!
Quella sera, rimasi ad aggirarmi nei pressi dei teatro, provando quelle
pene che ogni autore novellino ben conosce e che si sogliono chiamare "il
divino tormento dell'arte".
L'indomani, sfoglio i giornali con ansia, vo alle rubriche teatrali. Non
c'era niente circa il mio lavoro. Stupefatto, m'informo e che vengo a
sapere? La mia "tragedia", a causa della brevità, era passata inosservata.
Molti, giunti a teatro con qualche minuto di ritardo, l'avevano perduta
per intiero, i fortunati che erano stati puntuali, non avevano afferrato
la "trama" perché non immaginavano che il dialogo si riducesse alle due
sole battute: "Vuoi favorire?" "Grazie". Cosicché, alzatosi il sipario,
non avevano prestato grande attenzione alle prime battute, riservandosi.
come suole avvenire, di mettersi ad ascoltare dopo qualche battute di
preparazione e, poiché le prime battute erano anche le ultime, avevano
visto con sorpresa ridiscendere quasi subito il sipario.
Qualcuno pensò; che si fossero rotte le corde che lo sostenevano, qualche
altro suppose un errore dei macchinista e tutti aspettarono che si
ricominciasse. E invece venne fuori un balletto. Cosicché posso dire che
il mio primo lavoro teatrale fu rappresentato per molte sere davanti a
grandi folle, senza che nessuno lo vedesse né l'udisse.