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Questa commedia di A. Campanile fu trasmessa alla Radio il 6 novembre 1960 e pubblicata in "Ridotto", rassegna mensile di Teatro nel numero 3 di marzo 1984
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Continuando a scrivere tragedie in due battute, aspettavo che qualche impresario le mettesse in scena, ma nessuno si presentava. Finché un giorno venne al teatro Margherita di Roma una compagnia creata per rappresentare balletti e brevi scene. Il capocomico, Piero Mazzuccato, mi chiese di rappresentare una mia tragedia in due battute. Si trattava di scegliere. Quella delle locomotive, no per la storia dei fischi; a quell'epoca non si sapeva ancora che gli americani usano i fischi come applausi e purtroppo non si seppe per molti anni ancora.
Quella dei due microbi, nemmeno, perché il pubblico, invece di binocoli, avrebbe dovuto portare in teatro i microscopi. "La stella in imbarazzo" avrebbero richiesto l'uso dei telescopio. "il pollo innamorato" "il pesce un po' stupido". "L'ippopotamo". nemmeno a pensarci. Dopo lunghe riflessioni, mi decisi per "Colazione all'aperto".

È questa una tragedia in due battute. Un povero diavolo affamato s'è comperato due fette di salame e un panino e va a sedersi su una panchina pubblica per godersi in pace le gioie di questo pranzetto e se lo prepara amorosamente spaccando il panino, disponendo le fette a regola d'arte in modo da coprire più spazio possibile e pregustando la colazione in cui ha investito ogni suo avere. Al momento di addentarla, poiché è una persona educata, si volge a uno sconosciuto che siede sulla stessa panchina leggendo il giornale e gli dice, come s'usa: "Vuoi favorire?". L'altro alza gli occhi dal giornale, vede ora per la prima volta il panino e: "Grazie", afferra il panino e ne fa un sol boccone, mentre cala il sipario.

L' effetto di questa tragedia è affidato molto alla lunga e meticolosa preparazione dei panino imbottito fatta a scena muta, prima delle due semplici battute (tre parole) a cui si riduce il dialogo. Il resto si vede.

La compagnia inscenò; questa tragedia con ricchezza di mezzi: fece fare uno scenario apposito, ordinò; i costumi e affidò; le parti a due fra i migliori elementi della compagnia. Il trovarobe provvide del vero salame di ottima qualità e un autentico panino. Venne la sera della rappresentazione. Premetto che da una settimana Roma era tappezzata di grandi manifesti che annunziavano: "" Teatro Margherita , - Colazione all'aperto di Achille Campanile - novità assoluta!"

STORIA - La parola d'ordine, insomma era: tutti al Margherita!

Quella sera, rimasi ad aggirarmi nei pressi dei teatro, provando quelle pene che ogni autore novellino ben conosce e che si sogliono chiamare "il divino tormento dell'arte".
L'indomani, sfoglio i giornali con ansia, vo alle rubriche teatrali. Non c'era niente circa il mio lavoro. Stupefatto, m'informo e che vengo a sapere? La mia "tragedia", a causa della brevità, era passata inosservata. Molti, giunti a teatro con qualche minuto di ritardo, l'avevano perduta per intiero, i fortunati che erano stati puntuali, non avevano afferrato la "trama" perché non immaginavano che il dialogo si riducesse alle due sole battute: "Vuoi favorire?" "Grazie". Cosicché, alzatosi il sipario, non avevano prestato grande attenzione alle prime battute, riservandosi. come suole avvenire, di mettersi ad ascoltare dopo qualche battute di preparazione e, poiché le prime battute erano anche le ultime, avevano visto con sorpresa ridiscendere quasi subito il sipario.
Qualcuno pensò; che si fossero rotte le corde che lo sostenevano, qualche altro suppose un errore dei macchinista e tutti aspettarono che si ricominciasse. E invece venne fuori un balletto. Cosicché posso dire che il mio primo lavoro teatrale fu rappresentato per molte sere davanti a grandi folle, senza che nessuno lo vedesse né l'udisse.



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