Utilizziamo i cookie per consentire il corretto funzionamento e la sicurezza dei nostri siti web e per offrire agli utenti la migliore esperienza possibile. Cliccando su Accetta, chiudendo questo banner o interagendo con i link o i bottoni al di fuori di questo banner, acconsenti all'utilizzo dei cookie per scopi tecnici e/o statistici.
Per maggiori informazioni, puoi consultare la nostra Informativa su privacy e cookie.


RIFIUTO  ACCETTA  INFORMAZIONI


pagina 12 di 14

Questa commedia di A. Campanile fu trasmessa alla Radio il 6 novembre 1960 e pubblicata in "Ridotto", rassegna mensile di Teatro nel numero 3 di marzo 1984
Vai a pagina 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14

STORIA - Mi pare che in questa commedia anche lei recitava?

CAMPANILE - Sì, facevo la parte di un bandito che suona la fisarmonica e poi viene decapitato. Parte difficilissima poiché non tanto la decapitazione, quanto il suonare la fisarmonica era per me una vera tortura. Si potrebbe dire che, piuttosto di suonare la fisarmonica mi sarei fatto tagliare la testa, se nella commedia non avessi dovuto affrontare entrambe queste prove. In certe città l'impresario, avido d'incassi, stampava sui manifesti:
"L'autore parteciperà alla rappresentazione suonando la fisarmonica, strumento nel quale è maestro".

STORIA - Ci furono altri episodi drammatici?

CAMPANILE - La commedia fu rappresentata anche in America, anche in Africa, davanti a pubblici di colore. A Roma, essendoci in teatro ministri e gerarchia ci furono una decina di arresti fra i tumultuanti pro e contro. Condotti in gattabuia, gli arrestati furono fatti denudare e vennero tolte loro fin le stringhe delle scarpe per tema che in un momento di sconforto tentassero di toglierei la vita. Cosa a cui non pensavano nemmeno lontanamente. Ma è una misura abituale. Comunque, pensate al dramma di uno che va a teatro e poi si trova in gattabuia completamente nudo.

Fu a Roma che gli attori, colti da panico, al secondo atto sospesero la rappresentazione della mia commedia e ne recitarono un'altra. Cosa senza precedenti nella storia dei teatro.
Questa mia commedia è per me legata al ricordo di una buona azione. La compagnia era povera, con le altre commedie dei repertorio non faceva una lira, soltanto con la mia riempiva inverosimilmente il teatro, raddoppiando e triplicando i prezzi. Ma c'era il pericolo d'essere linciati. Che cosa escogitarono, allora? Davano la mia commedia l'ultimo giorno facendo un incasso fenomenale e poi scappavano. Andavano avanti con le altre per quindici venti giorni, boccheggiando dalla fame. L'ultima sera davano la mia commedia: pienone strabocchevole, file d'automobili, fiumane di gente, tutti allegri, tutti contenti, tutti guadagnavano: quelli erano fischi d'oro. Poi si spegneva la luce e cominciava la sarabanda infernale del pubblico.

Ricordo che da Corno prendemmo il treno immediatamente dopo l'ultima battuta. Nei caldi scompartimenti luminosi ci dividemmo il bottino, eravamo già quasi arrivati a Milano e gli spettatori in teatro continuavano ancora a tumultuare, a scambiarsi insulti sanguinosi, a tendere i pugni verso il sipario dietro il quale non c'era più nessuno.

STORIA - Adesso ci ha incuriositi. Ci farebbe sentire un pezzettino di questa sua commedia?

CAMPANILE - Volentieri, purché non facciate cagnara anche voi.

STORIA - Oh, no! Ormai sono passati trent'anni, i tempi sono cambiati.



Vai a pagina 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14

top | back