Nasce il "Viareggio
Un gruppo di scrittori costituitosi in comitato organizzò nell'agosto del '29 una gran festa intitolata "Il ballo degli immortali". Scopo della festa era l'istituzione
di un premio da assegnare al miglior lavoro letterario dell'annata, il 18 agosto a Viareggio. Nacque così da un comitato composto da
Repaci, Colantuoni, Forzano, Giancapo e Salsa, il premio letterario "Viareggio".
Campanile e la sua "Cantilena"
Per Campanile gli anni d

al '25 in poi segnano il successo come autore drammatico e subito dopo come romanziere. Sono gli anni dei successi, tra gli altri, di Ma che
cosa è quest'amore, Se la luna mi porta fortuna, Agosto, moglie mia non ti conosco, In campagna è un'altra cosa.
Nel 1933, discostandosi dai precedenti lavori, esce Cantilena all'angolo della strada, una raccolta di saggi, vere e proprie
meditazioni che lo scrittore aveva composto nel corsivo di terza pagina della
Tribuna e de
La Stampa, tra il '26 ed il '30.
Con quest'opera proprio nel 1933 vinse il
Premio Viareggio.
Non aveva mai sospettato di poter vincere un premio,
e quando lo avvertirono con un telegramma prese il primo treno e partì. "Durante il primo Viareggio ero al mare ad Antignano, che poi è vicino Viareggio e
ricevetti un invito ad assistere all'assegnazione del premio, un invito come me ne capitavano tanti. E ci andai, con l'idea di assistervi, non sapevo chi avrebbe
vinto. Anzi, non sapevo nemmeno di essere incluso nella lista finale, perché allora non erano poi tanto chiassosi questi premi, col fascismo poi il Viareggio era
mezzo clandestino".
Campanile pare che arrivò a Viareggio all'alba. Nelle strade deserte si aggirava soltanto un chitarrista, Del Pelo, che doveva suonare al ricevimento della sera
e bestemmiava contro i manifesti perché il suo nome appariva troppo in piccolo. Campanile aspettò che venisse giorno incoraggiando il chitarrista a sfogarsi
con sempre maggior violenza. " Bravo "gli diceva " ha ragione da vendere: qui è tutto un imbroglio. Vada via, non resti qui a suonare per qualche imbecille che
stanno qui a premiare". " Ma non sapevo che l'imbecille ero proprio io."
Il premio consisteva in ottomila lire e quello era l'ultimo anno in cui si celebrava con concorso per successive selezioni. Dall'anno successivo, infatti, il Premio

Letterario Viareggio si sarebbe svolto con la designazione, da parte di ciascun commissario, di una "cinquina" di nomi, sui quali la giuria si sarebbe espressa.
Un giornalista e scrittore dell'epoca,
Nicola Moscardelli, sulla
Gazzetta del Popolo
così commentava l'opera di Campanile: "... Ero sicuro che Campanile un giorno o l'altro avrebbe scritto un libro come questa Cantilena all'angolo
della strada. Ne ero sicuro perchè è stato sempre per me - nonostante mi abbia fatto tanto ridere - uno scrittore troppo triste. I modi d'essere
tristi sono tanti e non è detto che la tristezza dichiarata sia la più profonda. La tristezza di Campanile è quella che nasce dal marciapiede,
circola come un fumo tra gli uomini, monta in tram, sale le scale di casa ed è la sola compagnia degli uomini soli."
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Dopo quarant'anni
Gli anni Settanta segnano il ritorno alla ribalta di Campanile.

Il pubblico dimostra di apprezzarlo nuovamente e i giovani, che forse non lo conoscevano, lo scoprono prima con il teatro e poi nei romanzi. Merito anche
della critica francese che riconosceva in lui il vero padre dell'umorismo moderno. Questo nuovo fermento intorno allo scrittore romano gli consentì di ripetere,
esattamente dopo quarant'anni, il successo nel premio "Viareggio".
Nel 1973, infatti con Manuale di conversazione ottiene l'importante riconoscimento. E fu significativo il fatto che l'opera fosse una raccolta di racconti
che Campanile aveva scritto dal '23-'24 sino ad allora. Ciò a testimonianza di una continuità poetica sempre attuale.
Manuale di conversazione è un libro che mescola cose nuove con scritti degli anni Trenta. Ma non c'è stacco: la modernità dello stile di allora,
l'attualità dei concetti. In mezzo ci sono state pause del pubblico e dimenticanze dei critici.
A Viareggio riapparve con una gran barba, che si era fatto crescere, diceva, perché un bel giorno si era stancato di radersi. "Pensavo che avessi fatto il mio ciclo"
disse all'indomani del successo. "Poi questo ritorno, vuol dire che interesso ancora. Domani saremo di nuovo al punto di alcuni anni fa. Ma certo la gente cambia.
Guai se pensasse sempre a me. Io ho un motto: stare un pochino nascosto. Anche per le tasse".
Nel corso della cerimonia di premiazione, Campanile, per non venir meno alla sua fama, fu protagonista di un simpatico "siparietto". Quell'anno il premio non era più in denaro.
Questo fatto sorprese Campanile che così raccontava l'episodio.
"Mi ero seccato che avessero soppresso la questione "premio". Perché il Viareggio era diventato un premio senza più il premio. Cioè mi diedero un bellissimo quadro di Attardi,
veramente bello. E nel discorsetto di ringraziamento, c'era anche la televisione, io li lodai per avere eliminato il denaro che davvero è una cosa venale (anche se poi dei milioni,
specie per chi li vedeva così di rado, potevano essere un diversivo simpatico), ma li misi in guardia: stessero attenti di non esagerare, che non si arrivi al punto di
dare in premio solo caramelle, come fanno i bottegai quando non hanno il resto.
Mi dissero che Attardi si risentì e mi dispiacque. Lui aveva ragione, l'arte vale più del denaro. Dà anche la gloria che il denaro non dà. Così anche del
premio mi sono detto: meglio tardi che mai. Perché a volte uno non sa le cose e, non sapendole si comporta nel modo sbagliato".
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C'è anche il "Bagutta"

In precedenza, nel
1958, Campanile aveva ottenuto anche un altro riconoscimento letterario: il premio
Bagutta. Questo premio, era stato istituito nella omonima e famosa trattoria da giornalisti, scrittori e pittori che frequentavano lo storico
locale milanese. Venne ideato nel 1926 ed assegnato dall'anno successivo, con una interruzione a causa della guerra, ogni anno. Il premio, costituito
da una somma in denaro, frutto di "multe" che i frequentatori del "Bagutta" si erano imposti per gioco, nacque su un piatto di porcellana di quelli che
si usano nelle trattorie e viene assegnato all'autore del libro da una giuria dei più noti frequentatori.
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Premio Forte dei Marmi
A pochi mesi dalla sua scomparsa ottenne l'ultimo riconoscimento in vita: il premio per la satira politica che viene assegnato nella
cittadina di Forte dei Marmi. Era il 1976, il premio era alla quarta edizione e Campanile lo conquistò con il romanzo L'eroe. In realtà,
quasi tutti i critici furono concordi nel ritenere quel premio un riconoscimento al Maestro dell'umorismo, non tanto per l'opera singola
quanto per l'attività che aveva accompagnato oltre cinquant'anni di vita italiana.
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