Utilizziamo i cookie per consentire il corretto funzionamento e la sicurezza dei nostri siti web e per offrire agli utenti la migliore esperienza possibile. Cliccando su Accetta, chiudendo questo banner o interagendo con i link o i bottoni al di fuori di questo banner, acconsenti all'utilizzo dei cookie per scopi tecnici e/o statistici.
Per maggiori informazioni, puoi consultare la nostra Informativa su privacy e cookie.


RIFIUTO  ACCETTA  INFORMAZIONI

Umberto Eco
da "Maestro del postmoderno" La Repubblica 7 ottobre 1989
Come fa col romanzesco, Campanile amplifica e poi distrugge il quotidiano. Che nello scompartimento di un treno ci siano due signori che si chiamano entrambi Alberto non è eccezionale ma lo è che si chiamino Carlo Alberto, e che non siano due, ma tutti. Salvo uno, che si chiama Filippo, ed esce dicendo (altro richiamo al romanzesco): " Signori, mi accorgo che la mia presenza in questo scompartimento e di troppo ". Lo stesso capitolo genera il teatro dell'assurdo quando si scopre che poi nello stesso scompartimento viaggia un commesso viaggiatore che fa settanta piazze al giorno, viaggiando sempre in accelerato, perché vende dal finestrino fischietti per capostazione. Ma è un mestiere impossibile perché quando alla prima fermata il venditore chiede al capostazione se ha il fischietto, quello gli risponde, naturalmente, "Faccia meno lo spiritoso".

Campanile non soltanto amplifica, ma inverte. Filippo contesta a Guerrando di essere l'amante di sua moglie. Situazione banale. Mai due uomini, travolti dallo scandalo cercano disperatamente (parlando con lo stile di due adulteri) di far sopravvivere la loro amicizia ormai socialmente impossibile, e progettano di prendere una garconnière per vedersi in segreto.

Campanile prende i cliché per i fondelli, ma senza cinismo, e si commuove di fronte al cliché più degradato, purché conservi il promo di una emozione. Leggetevi il finale di Se la luna mi porta fortuna la descrizione di un tramonto, visto attraverso la metafora frusta della " morte del giorno ". Ma se il giorno muore, che morte sia, e davvero: ed ecco che la descrizione di questo giorno che letteralmente agonizza, tira le cuoia, diventa la meditazione lirica su di un evento che ancorché quotidiano da milioni di anni, è di una tristezza cosmica. Non si ride più, si sorride, ma con una certa tristezza. Campanile ha fatto vera poesia prendendo di contropiede la cattiva poesia. Forse non riesce a liberarsi da una sfumatura di patetico: ma sa benissimo di non essere Leopardi. È solo uno che dice per scherzo.
Prendere il linguaggio per i fondelli vuol dire prenderlo "per" la lettera, ottenendo effetti di straniamento. Per esempio assistiamo a un fortunoso salvataggio dopo che il nostromo ha gridato " un uomo in mare! ". Poi si scopre che l'uomo era un tranquillo bagnante, seccatissimo di essere stato bistrattato dai salvatori, solerti sino alla respirazione artificiale. Il nostromo si giustifica: che aveva detto? Appunto che c'era un uomo in mare. Se riteniamo che il linguaggio vada preso sul serio, lo si prenda sul serio. L' eccezione conferma la regola? Quindi: "Ci sono regole fatte di sole eccezioni. Sono confermatissime".