La cura dell'uva
Voi adesso vorrete sapere se io faccio la cura dell'uva, come la faccio,
quando la faccio e se non la faccio che cura fo. Ebbene, sì, la faccio.
E con questo? Faccio anche la cura dei fichi, se volete saperlo. Io bado
molto alla salute e non c'è cura che mi lasci sfuggire.
D'inverno fo la cura dei datteri, delle mele, fichi secchi, noci,
arance. A primavera faccio la cura delle fragole; poi quella delle
ciliegie, che anche mi fa molto bene. D'estate mi curo con le pesche, le
albicocche, le susine. Faccio anche la cura dell'anguria, o cocomero, e
ne risento notevoli benefici. Un mio amico, salutista accanito, la
praticava in un modo eccessivo : mangiava tre o quattro angurie la
mattina appena alzato.
Ma anche nelle cure non bisogna esagerare. Gli fecero male, anche
perché le mangiava senza sbucciarle, e proprio a quell'epoca prevaleva
la tendenza medica che consiglia di sbucciare la frutta. Nel quinquennio
successivo, in cui prevalse la tendenza medica opposta, gli avrebbero
fatto molto bene. Ora pare che la buccia della frutta in genere torni ad
essere considerata dai medici dannosa all'organismo. Per mangiarla
bisognerà aspettare l'anno venturo, durante il quale certamente i medici
sentenzieranno che mangiare la frutta senza sbucciarla è quanto di più
salutare sia dato immaginare.
Un'altra buona cura è quella dei fichi col prosciutto. Anche il
melone col prosciutto fa bene. So che il medico me l'ha ordinato e ne ho
tratto beneficio. Per di più è una delle poche cure che faccio senza
ripugnanza e la preferisco ad altri sistemi terapeutici. Volete
paragonare un'iniezione a un piatto di melone e prosciutto?
Il melone col prosciutto sembra sia particolarmente indicato per le
malattie nervose. Conosco un tale, nervoso all'eccesso, che, quando
nella stagione estiva non trova a tavola il melone col prosciutto, da in
escandescenze; e appena lo vede, si calma come per incanto. Gli passa la
crisi. La sola vista del melone col prosciutto ha su lui un'azione
sedativa.
Una volta visitai un ospedale dove tutti gli ammalati erano curati
esclusivamente con melone e prosciutto. La mattina, all'ora della
visita, i medici, accompagnati dalle infermiere con le tabelle cliniche,
facevano il giro dei padiglioni e davanti a ogni letto prescrivevano,
secondo la gravita dei mali: melone mezzo chilo, prosciutto un etto; tre
etti di melone in ghiaccio e quattro fette di prosciutto di montagna
vecchio, ecc. In sostanza i meloni venivano considerati come delle
grosse pillole. Dietro il gruppo dei sanitari in camici bianchi, si
vedeva silenziosamente avanzare su ruote gommate, lungo le Corsie, uno
di quei carrelli di ristorante con sopra grossi salami, alzate di
frutta, prosciutti intieri. Gli ammalati, supini nei candidi letti, solo
alla vista dei "medicinali" si rianimavano.
Poiché m'è capitato di accennare al prosciutto e non so quando la
mia buona stella mi concederà di parlarne un'altra volta, ne profitto
per fare alcune osservazioni su quest'ottimo salume che io tanto amo
crudo quanto trascuro cotto. M'è avvenuto talvolta di sentir lamentare a
tavola, specie da qualche padrona di casa davanti ai suoi ospiti, che il
prosciutto fosse "tagliato male", cioè a fette non abbastanza sottili.
In questi casi non l'ho confessato, ma segretamente mi sono compiaciuto
che fosse tagliato male. Sarò un cinico, ma non me la sento di dire una
cosa per un'altra. Crudo, stagionato, con pochissimo grasso e in fette
un po' spesse, così va mangiato il prosciutto da chi sa intenderne la
poesia (beninteso, accompagnato con un vinello leggero). E se non
temessi d'offendere i sentimenti d'una forse numerosa falange di persone
dal gusto rovinato, non esiterei a dire: abbasso il prosciutto cotto! Ma
di questo e d'altre questioni affini mi riprometto di trattare con la
necessaria larghezza in un'opera che intendo scrivere sul prosciutto,
quando non avrò altro da fare.
Per tornare al tema, lasciatemi dire che il melone col prosciutto,
i fichi col medesimo, il formaggio con le pere, appartengono a quei
grandi binomi internazionali, di fronte ai quali tutti c'inchiniamo,
senza tentare d'indagarne il mistero. Perché il melone col prosciutto e
non col manzo lesso? Perché il formaggio con le pere e non, putacaso,
con le fragole?
Di questi misteriosi e famosi accoppiamenti, altri esempi minori, ma non
per questo meno notevoli, sono l'insalata con le uova sode, i carciofi
con la coratella (quest'ultimo, tuttavia, limitato alla zona di Roma e
provincia), la polenta con gli uccelli, ecc.
Io mi domando chi sarà stato l'inventore, ad esempio, dei fichi col
prosciutto. Come gli sarà venuto in mente questo geniale
accoppiamento. Chi sa quante prove avrà fatto prima di giungere alla
combinazione che doveva avere tanta fortuna. Perché in apparenza non c'è
alcun nesso tra i fichi e il prosciutto. Ma la loro unione, bisogna
riconoscerlo, è delle più felici...
L'inventore avrà fatto lunghi esperimenti. Avrà provato a combinare i
fichi con le bistecche e, dopo avere assaggiato, avrà detto scoraggiato,
scotendo il capo : « Non ci siamo ancora ». Più volte sarà stato tentato
di mandare al diavolo le faticose ricerche, ma la buona compagna della
sua vita l'avrà esortato a perseverare, ad aver fede nel successo. E
lui, allora, animato da novella energia, avrà provato a combinare i
fichi con gli spaghetti. Nuovo insuccesso, nuovo scoraggiamento. Oppure
coi latticini. O il prosciutto con le susine, o con le banane, o con le
mele. Avrà passato notti insonni, la famiglia avrà camminato in punta di
piedi per non disturbarlo. Sarà stato d'umor nero per settimane. E
finalmente, là!, la rivelazione: i fichi col prosciutto! Fu il trionfo.
La fortuna assicurata.
La cosa è anche più notevole, se si pensa che, cronologicamente,
i
fichi sono nati molto tempo prima del prosciutto. Per secoli e
secoli essi non ebbero con chi accoppiarsi. Per millenni rimasero soli.
Oppure può darsi che l'importante scoperta, come molte altre scoperte,
sia dovuta al caso. Un giorno forse uno scienziato stava mangiando pane
e prosciutto sotto un albero di fichi e gli sarà cascato un fico in
bocca. Newton, quando stava sotto un albero e gli cadde una mela sulla
testa, scoperse la legge della gravitazione universale; lui avrà
scoperto una cosa almeno altrettanto utile all'umanità : i fichi col
prosciutto.
A proposito di Newton,
a qualcuno può sembrare strano che una così
grande scoperta sia legata alla caduta d'una mela. Invece è la cosa
più naturale di questo mondo. Il famoso fisico stava sotto un albero,
quando gli cadde la mela sul capo. Non avendo altro da pensare, cominciò
a pensare a questa storia della mela caduta (si sa infatti che i grandi
pensatori sono quelli che non hanno pensieri, altrimenti avrebbero altro
a cui pensare). Dunque, si mise a pensare: come mai la mela cade in giù
invece che in su? (Certo, per fare queste grandi scoperte, oltre che
gran geni bisogna essere anche un po' scemi. Come può venire in mente a
qualcuno che una cosa possa cadere in su?) Così, a furia di pensare che
le cose che cadono hanno la curiosa abitudine di cadere sempre dall'alto
in basso e che mai, guarda caso, se n'è vista una che cadesse dal basso
in alto, il famoso scienziato, che è, che non è, arrivò a scoprire la
legge dell'attrazione universale. Difatti, pensò, se una mela fosse
attirata in su, cadrebbe in su invece che in giù. Bella scoperta,
direte.
Eppure, prima di lui nessuno ci aveva fatto caso. E si che mele dovevano
esserne cadute miliardi di miliardi. E chi sa quante altre grandi
scoperte si potrebbero fare, se facessimo caso a tutte le altre cose
ovvie che succedono intorno a noi e di cui, forse, nemmeno ci
accorgiamo, o a cui non riflettiamo abbastanza. Sempre a proposito del
grande fisico,
mi domando se avrebbe ugualmente scoperto la legge
della gravitazione universale, ove, invece che sotto un albero di
mele, si fosse trovato sotto un albero di cocco.
Achille Campanile
* tratto da "Gli asparagi e l'immortalità dell'anima" - Rizzoli - 1974