Ogni volta è una sorpresa. L'archivio
sterminato dello scrittore regala, centellinandole, straordinarie
scoperte. È avvenuto durante la lavorazione del libro "
Urgentissime
da evadere", quando ci siamo imbattuti in un foglio
bianco dattiloscritto. Si potrebbe intitolare "La poesia secondo me", ma
sarebbe troppo banale. Ed infatti lo scrittore lo intitola,
probabilmente con un certo imbarazzo, "
Penose confessioni circa la
poesia". Stavamo per metterlo da parte quando, leggendolo, ci siamo
resi conto che in poche ma pregnanti righe ci sta tutta la concezione
che Campanile ha nei confronti della poesia. Che si tratti di una
riflessione a voce alta o un pezzo scritto per qualche giornale o da
inserire in un romanzo, non è dato sapere. Mancano precisi riferimenti
anagrafici, anche se si potrebbe ipotizzare che appartenga al periodo
della maturità artistica di Campanile. Ma tutto questo passa in secondo
piano di fronte alla profondità di pensiero e di giudizio dello
scrittore. Campanile, a modo suo e senza peli sulla lingua nei confronti
di alcuni dei più grandi nomi della letteratura, esprime la sua
personalissima teoria che, come al solito, ci lascia completamente
spiazzati e infrangendo gli schemi tradizionali ci invita a nuove
riflessioni...