"E’ un romanzo serio
che si ispira alla realtá: Il mio incontro in treno con la
signora francese di origine egiziana è realmente avvenuto,
come è vissuta tutta la vicenda sentimentale che si svolge tra
Napoli, Posillipo e Capri. Naturalmente ci sono anche situazioni
strane e soprattutto personaggi strani: ma è tutto vero. Quando
presi il treno per ritornare a Roma ero molto triste: eppure non
potevo fare a meno di osservare come erano buffi i viaggiatori
che si trovavano nel mio scompartimento. Quei viaggiatori
diventarono poi figure del mio romanzo."
Quella esperienza rivive anche attraverso gli occhi di Benigno,
alter ego di Achille.
In treno Benigno vedeva gli altri viaggiatori, udiva i loro
discorsi che, forse anche nel contrasto con la sua tristezza,
gli parevano supremamente buffi.
A casa sentiva il bisogno prepotente di rivivere sulla carta il
breve e semplicissimo romanzo di quest’amore troncato cosí
presto. Si mise a scrivere, ma non lo stimolava un’aderenza
quasi cronicistica alla realtà.
All’improvviso, una notte, a tavolino, qualcosa più forte di
lui lo spinse ad abbandonarsi all’estro, tutta la storia del
breve amore gli apparve trasfigurata, gli fiorivano sotto la
penna strani sviluppi immaginari degli episodi reali, quasi che,
per una sorta di rivincita contro l’amarezza della separazione,
tutto gli apparisse sotto un aspetto ironico.
Sempre fece ridere esalando la sua malinconia.
O forse questo avveniva soltanto perché era arrivato il tempo in
cui un frutto maturo doveva staccarsi dal ramo.
Gli venne di getto il primo capitolo. Non era lui portare avanti
il racconto, ma questo a portar lui, i personaggi gli guizzavano
fuori dalle mani per far quello che ad essi piaceva. Dovette
lasciare che si sbizzarrissero, e del resto li aiutava in questo
col maggior piacere. E non c’era altro modo per andare avanti.