Campanile fu segnato da due tragedie che, a distanza di poco tempo l’una dall’altra, colpirono la famiglia.
Isidoro a 22 anni, ufficiale di artiglieria e studente in chimica, durante una licenza cadde da una scala mentre riparava una lampada, si fratturò la base cranica, morendo quasi subito. Solo qualche mese dopo morí anche la madre Clotilde Fiore.
Della madre lo scrittore parla sempre poco, ma non per questo rappresentò una presenza minore negli anni della formazione del giovane Campanile.
"Penso proprio che si sia lasciata morire dal dolore" ricordava lo scrittore. Cosí annotò quell’evento luttuoso nei suoi diari.
Dal diario dell' anno 1925
Agosto 18
Di notte.
Morte di mamma.
Pianti (Da allora non sono riuscito più a piangere)
Mi comprerò la prima Divina Commedia
I fiori di Mena? E zia Iole
Diceva: " Due pesciolini..." "Due fichi col prosciutto" "I
maccheroni non sono venuti tanto bene"
Davanti alla mamma morta prendevo appunti: i polpastrelli escono
fuori. Fronte serena, ruga in mezzo alla fronte. Polso morbido;
da statua, piccolo naso, ciglia belle, avvenente(?); Sulle
tempie, capelli bianchi. Piccoli piedi.
Ricordi:
Viaggio a Napoli; bambino
A Caserta.
A Padova - Cinema Venezia. Finzi e Bianchelli.
Colletti di Piattelli ecc.
Mi voleva fare tutto lei personalmente.
Il gelato, le paste.
Quella volta che vidi nel tram del camposanto; idem nella chiesa
del Rosario ( aveva una maestà del dolore)
Dopo la morte di Isidoro si sentiva tirare per le spalle,
diceva.
"E che non ti posso regalare una saponetta?"
"Qualche bottiglietta d’acqua di Colonia era tutto il suo lusso.
Da giovane.
Mi regalò una fede d’oro e mi disse: "Portala sempre" Ce l’ho al
dito".
Dolore, ricordi e rimpianti in queste struggenti e privatissime pagine del diario
dello scrittore in cui mette a nudo la sua realtà di uomo,
davanti ad un evento cosí luttuoso.
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