Poltroni numerati
Utilizzare gli spettacoli all'aperto per combattere la siccità.
Gli
spettacoli all'aperto attirerebbero il temporale? Parrebbe di sì, a giudicare
da quel che avviene quando si annunzia una rappresentazione all'aperto.
Appena
i giornali pubblicano un preavviso dell'avvenimento artistico, il cielo comincia
a coprirsi di piccole nubi. Avvicinandosi la data attesa dagli amatori del
teatro all'aperto, queste piccole nubi si trasformano nelle cosiddette nuvole a
pecorelle, annunziatrici, secondo la sapienza popolare, di acqua a catinelle.
Due o tre giorni prima della rappresentazione si manifesta un abbassamento di
temperature, accompagnato - stando ai bollettini meteorologici - da "venti
forti e anche fortissimi". La vigilia del primo spettacolo è caratterizzata
da tuoni fulmini e saette: e l'indomani cominciano ad arrivare notizie dalle
località danneggiate: "Disastrosa alluvione qua". "Tempesta di neve là".
" X devastata dalla tormenta",
"Y a 10 gradi sotto zero".
Secondo
noi, bisognerebbe che queste rappresentazioni si facessero alla macchia. Oppure,
che si pubblicassero sui giornali annunzi come questo: "La prima domenica di
maggio non si svolgerà a X una interessante rappresentazione dell'Alcesti di Euripide;
eccetera, eccetera". Così s'otterrebbero due risultati: tempo sereno
garantito e affluenza di turisti a X.
A
meno che, una buona volta, non si decidesse di farle, le rappresentazioni
all'aperto, in luogo coperto.
Quanto
agli spettacoli così come si svolgono ora, essi potrebbero essere organizzati
dai contadini in periodi di siccità. Non piú processioni col Santo protettore,
per chiedere un po' di pioggia al cielo, ma semplicemente una rappresentazione
all'aperto.
Certo,
i contadini dovrebbero spendere qualcosa di piú, per avere gli scenari e i
commenti orchestrali. Ma i risultati sarebbero molto piú notevoli.
Da: "Poltroni numerati"
1992 - Il Mulino
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