Quelli che vanno a letto
Si parla d'una particolare forma di magnetismo: l'attrazione che alcuni oggetti inanimati esercitano sugli esseri umani.
Per me trovo che la teoria ha del vero. Uno degli oggetti che esercitano quest'attrazione - a quanto ho osservato - è il letto. Vedo infatti, ogni
sera, moltissime persone che percorrono lunghi tratti di strada a piedi, in tram, in vettura, o in automobile, tutte in direzione di letti. Vanno in giro il
giorno intero, ma, a una certa ora, dovunque si trovino, finiscono per essere attratte dal letto, anche a grandissima distanza. Salutano gli amici,
abbandonano i pubblici ritrovi e s'incamminano frettolose. I loro passi risuonano rapidi sul selciato. Nulla le può trattenere. Giunte a casa, sempre
sotto l'attrazione, finiscono per avvicinarsi al letto e per introdursi sotto le coltri, dopo essersi spogliate. Qui restano parecchie ore aderenti a
quell'oggetto inanimato. Per alcuni soggetti l'attrazione è cosi forte, che essi penano straordinariamente, la mattina, a staccarsi dal letto. Restano per
un certo tempo supini, senza poter nemmeno sollevare il capo, quasi privi di conoscenza e sordi ai richiami dei familiari, che vorrebbero sottrarli all'attrazione.
Alcuni, poi, subiscono una curiosa attrazione: quella delle seggiole dei caffè. Ma la piú importante è sempre l'attrazione del letto, che si manifesta in tutto il
mondo. Mi risulta che ogni sera, nei piú diversi e lontani paesi, nelle città e nelle campagne, tutti muovono in direzione di letti. E non vi nascondo che io
stesso subisco l'attrazione del mio.
Il fatto è che si finisce sempre a letto. A letto si comincia col nascere; mezz'ora dopo ci rimettiamo a letto; poi vi torniamo ogni giorno a intervalli
regolari. Se siamo stanchi o molto tristi andiamo a buttarci sul letto. Se siamo malati, ecco che si presenta addirittura uno scienziato, che ha consumato lunghi
anni sui libri, ha studiato i misteri della natura, ha sezionato i corpi; egli ci esamina, c'interroga, pensa, e finisce per dire che dobbiamo metterci a letto.
Un bel giorno c'innamoriamo d'una signorina. Si comincia con sospiri, passeggiate e paroledolci; intervengono le parentele, si preparano vestiti, biancheria, mobili, utensili di cucina; si
tirano fuori carte, si va su e giú per le scale del municipio, si frequenta la sagrestia, si prendono accordi col parroco, si procede alla difficile scelta dei
testimoni, si fanno mille cose faticose e complicate, si fissa il giorno, si stabilisce la lista del banchetto, si diramano gli annunzi e gl'inviti,
s'acquistano i biglietti ferroviari. E si sa come va a finire.
I pensieri piú affettuosi si hanno a letto. Se quando siamo in piedi avessimo il cuore che abbiamo a letto, il mondo sarebbe molto migliore. Tra riposo, amori e
malattie, il letto occupa circa una metà della nostra vita, superando, perciò, in importanza, tutti gli altri mobili della casa.
Qualche volta non possiamo prendere sonno e la mente comincia a lavorare; allora vorremmo alzarci e vestirci nel cuore della notte, per sbrigare qualcosa che
rimandavamo da una settimana e che ora ci sembra urgentissima; ma poiché è notte, siamo costretti nostro malgrado ad aspettare l'alba. Finalmente ci si
addormenta e quando ci si desta, l'indomani, quella medesima cosa non sembra affatto urgentissima e la rimandiamo magari di qualche mese.
Il letto è piú importante per le donne che per gli uomini.
Verrà il giorno in cui saremo a letto per l'ultima volta. Allora, salvo eccezioni, avremo indosso il migliore dei nostri vestiti. La casa sarà piena d'amici e i
vicini si daranno un gran da fare; i nostri famigliari strilleranno, si meraviglieranno, piangeranno, molti avranno gesti incomposti e tutti faranno
cose inutili; non ci sarà nessuno che non abbia un'aria preoccupata e che non sembri un leone in gabbia.
Solo noi saremo tranquillissimi.
Stesi sul piú importante mobile della casa, saremo completamente estranei alla generale confusione e non divideremo affatto i sentimenti dei circostanti. Non
avremo pensieri di sorta, nemmeno i piú piccoli; tutto per noi sarà ormai risolto; e mentre la prima volta che fummo su un letto piangevamo
disperatamente, ora, che sarà l'ultima volta, avremo sulle labbra, non addirittura il migliore, ma certo il piú fino, ambiguo ed ironico dei nostri sorrisi.
Da: "Cantilena all'angolo della strada"
1933 - Treves
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